Atlante come la prima vertebra
che regge il mio cranio.
Atlante come il Titano
che per punizione inflittagli da Zeus
regge sulle spalle l’intera sfera celeste.
Atlante pietrificato da Perseo
dopo aver visto il volto di Medusa.
Atlante come la catena montuosa africana.
Atlante come il libro che mi fa sognare il mondo
portandomi in viaggio mentre ne sfoglio le pagine.
Atlante come il primo Re di Atlantide.
Atlante come il governatore dell’Oceano Atlantico.
Atlante come la nozione geometrica di transizione
che fa di uno spazio complicato
tanti piccoli spazi semplici.
Atlante come il satellite naturale di Saturno,
che ne regge gli anelli sulle spalle
perturbandosi tra le orbite caotiche
di Prometeo e Pandora.
Atlante come lo schiavo che si ridesta di Michelangelo.
Atlante come la farfalla.
Atlante come l’orso.
Atlante come il mago.
E se il mio cranio fosse una punizione
pietrificante
che mi incatena a sogni di utopiche realtà
mentre sprofondo negli abissi,
quieti e potenti,
di spazi complicati
e orbite caotiche
schiavizzandomi
nel magico reame
di un’isola che non c’è?
Atlante. Atlante. Atlante.