So bene che non abbandoni nessun ricordo
all’oblio, mi vuoi migliore ad ogni istante e per questo
conservi meticolosamente il mio vissuto.
Fotogramma per fotogramma, una parola un gesto
un suono una luce un sapore un profumo, una carezza,
anche quella mai ricevuta. Un bagaglio che ami io porti
in silenzio, senza sforzo, con un sorriso. Mi ripeti
che non è pesante e che un giorno sarò lieto
di riaprirlo, di averlo trascinato per riscoprirlo.
*
E così, quando ancora inconsapevole da bambino
riempivo il bagaglio di ricordi infantili, gettati dentro
come si suole con le prime valigie—un ammasso
di vestiti sgualciti, ciarpame e biglietti stropicciati—
non passai attimo a riguardarne il contenuto. Pensavo
al presente solamente, cosa voglio, cosa faccio
per ottenerlo? Il qui ed ora erano il mio unico tempo.
*
Crescendo iniziai a giudicare i ricordi accumulantisi,
ne odiavo il peso, me la presi con te, avevi mentito.
Li avvolsi in coltri intrise di meriti e colpe e girai la chiave,
la gettai nella nebbia insieme alla mia lucidità,
lasciai il bagaglio ed il presente per volgere lo sguardo all’avvenire,
relegando ad esso le mie speranze, cosa farò, chi diventerò, saprò
farmi amare? Il futuro divenne il mio unico obiettivo.
*
E adesso, adesso che ho vissuto più di quanto mi resta da vivere,
dilettandomi ancora nel presente evitando io lo sguardo del futuro
che ora chiede a me, un me silente, che ne sarà di me?
Improvvisamente mi pervade un senso di necessaria umiltà,
recupero la chiave dalla bruma, dopo un tempo durato una vita,
riapro il bagaglio, denudato dai miei giudizi ne rimuovo le coltri.
Il passato si rivela a me limpido, cristallino, onesto, indulgente.
*
Fotogramma per fotogramma, i miei giochi, il collegio, le mie fughe.
Le gommose figure Disney ed il piede di paperino, Penny,
ah, quanto mi è costata Penny! i miei fratelli, le vecchiette,
quelle che con la mano promettevano sculaccioni, le mie galere,
il signore dalle vivide reminiscenze, mentre esalava un ultimo respiro,
i tempi in cui avevo qualcosa da dimostrare, la carezza,
quella mai ricevuta. Un bagaglio che amo portare
*
in silenzio, senza sforzo, con un sorriso. Finalmente
la nitidezza dei ricordi accumulati risponde alle domande
cosa ho fatto, chi sono stato, ho saputo farmi amare? E realizzo,
ciò che è stato è tutto ciò che sei.
Mio caro me, sei stato un compagno di viaggio meraviglioso,
tra intemperie, disavventure, dubbi, momenti altalenanti
gioie e dissapori, sogni e disillusioni, tu, non mi hai abbandonato mai,
*
né me né alcun ricordo all’oblio, mi hai voluto
migliore ad ogni istante, ho tentato, tanto, e come avevi presagito
i ricordi lo testimoniano, ne sono lieto, e per questo
conserverò, ancora e fino alla fine, il nostro vissuto.
Se posso rimproverarti di una cosa tuttavia ti rimprovero solamente
che non mi ricordi mai se devo andare a monte oppure a valle.
[Surreal memory of the Trees by Toni Demuro, 1974]