I cieli grigi guaiscono mentre voci gemono per le strade
Quelli che un tempo erano sospiri appesi a Querce d’Angelo
Diventano canti trasportati dal vento in campi di cotone
Lodano il Signore raccogliendo la bambagia, ululano
Note blu, nell’attesa che cali il sole, smaniando riposo.
I cieli grigi guaiscono mentre voci gemono per le strade
Si cantano promesse di libertà a mamme maltrattate
La morte dell’ingiustizia un futuro migliore eppur cento
Cinquantacinque anni dopo la melodia è messa a tacere
Dalle quaranta frustate del padrone osteggiante il respiro del cantante.
I cieli grigi guaiscono mentre voci gemono per le strade
Non vi sono più canzoni da cantare solo ira
Sebbene il rum non compri più uno schiavo al despota un uniforme
Consente al uomo di prendersi una vita, indignata l’umanità strilla
Una figlia perde il padre e non ne troverà mai il senso.
La logora frusta è marcia, usata, abusata
I gemiti dalle strade risuonano come staffilate sulle pelli
Di ogni colore, attraversano gli oceani tuonando sdegno
Raggiungono le piazze delle grandi città, le orecchie confinate in appartamenti
Infrangendo regole di isolamento che proibiscono di respirare per urlare.
La logora frusta è marcia, usata, abusata
I gemiti dalle strade suonano familiari e grandina a giugno
Sussurrano nomi che riconosco come in mio, contundono
Come grezzi cristalli di ghiaccio il mio corpo, Trayvon, Michael e Tamir,
Eric, Atatiana, Alton, Breonna e George, e molti ancora.
La logora frusta è marcia, usata, abusata
I gemiti dalle strade sono mutati in preghiere,
Invitanti a liberarsi una volta per tutte dei bianchi veli
Rompere le catene, cosicché fratelli e sorelle si riuniscano
Realizzino che tutti portiamo un solo nome,
E nessuno di noi può respirare, se uno solo di noi non può.
[Featured photo: Black Lives Matter – Now We Transform]
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