Le belle fanciulle

Sono brutte.
Hanno un grande naso aquilino
il viso ricoperto da orripilanti nei,
indossano lunghi cappelli a punta
e cavalcano vecchi bastoni
ai quali legano rami
di saggina, salice, giunco o betulla.
Di notte, quando la gente dorme
e le campane delle chiese
non devono suonare,
ungendo le loro ramazze
con intrugli di Belladonna, Mandragora,
Stramonio e Giusquiamo,
godono del dono del volo
per recarsi al loro sabba.
Sono dotate di poteri occulti,
praticano l’arte della magia,
conoscono la natura e le erbe
estrapolandone infusi prodigiosi
mescolati in grandi calderoni.
Parlano con i morti, con gli spiriti,
con l’universo, accennano profezie
e ciò spaventa i vivi.
E se fossero belle?
Le streghe della Tessaglia
controllano la Luna,
mentre Ecate, anima del cosmo
e madre degli angeli,
vaga da un mondo all’altro,
vegliando sui parti e concedendo
protezione e prosperità.
È venerata.
Nata da Elios e Perse,
Circe, circondata da lupi e leoni,
umani vittime delle sue pozioni,
trasforma in suini gli uomini di Ulisse,
da lui liberati,
mentre senza inganno lo ammalia
per tenerlo al suo fianco
È seducente.
Samuele racconta che Zefania,
la strega di Endor,
capace di evocare lo spirito dei defunti,
predice la morte del primo Re d’Israele.
Saul colpevole del grave peccato
muore tre giorni dopo l’incontro.
È consultata.
Il potere spirituale in voga,
per dimostrarsi “superiore alle superstizioni”
ed eliminare la concorrenza
appropriandosi dei pagani,
narra di molteplici eventi
accusanti la stregoneria
di amoreggiare con il demonio,
inventando favole ad incutere il terrore
cosicché la notte divenga l’incubo dei più piccini.
In nome della sacralità del bene
avvia lo sterminio delle presunte streghe,
ma non potendo “spargere sangue”
poiché proibito dal Concilio,
opta per una fantasiosa
quanto abominevole
soluzione,
invitando l’assetata platea
ad assistere allo spettacolo.
Tutte donne, le bellissime fanciulle
affascinanti gli uomini
che decidono di bruciarle vive,
ma non prima di abusare dei loro caldi corpi.
Si difendono urlando
e dimenandosi invano.
“Al rogo! Al rogo!”
grida la folla in tumulto,
nascondendosi dietro la maschera
di chi spaccia la sua limitatezza
per legittima paura,
mentre i fieri mandanti siedono a tavola
a spartirsi il bottino
del farsesco processo
crogiolandosi nella millantata
“volontà divina”.
Ciò non accade nel selvaggio Medioevo,
poiché Carlo Magno stesso
nel suo Capitulatio
condanna chiunque uccida una donna
perché la ritiene una strega.
No. Ciò accade nella florida età moderna,
nell’epoca del plaudito Umanesimo
tanto indaffarato ad affermare
la dignità degli esseri umani.
Solo nei secoli a venire
scienziati, antropologi ed intellettuali,
spiegano con innocente distanza
che le belle fanciulle
altro non facevano
che praticare culti e pratiche
di origini antiche,
atte alla guarigione, alla fertilità,
ed il prospero raccolto.
Non erano di certo colpevoli
della grandine e della siccità
che si abbattevano sulle terre
di quella stessa platea
che le guardava bruciare.
E se qualcuno oggi
osa affermare di parlare con i morti
o si diverte ad enunciare profezie
nella migliore delle ipotesi
gli vengono dati dieci dollari
per scoprire le carte.
Ma se ciò che dice è sconveniente,
presto viene rinchiuso
nel più vicino manicomio,
affinché la sua vista venga negata,
affinché il popolo cresciuto
con le favole ad incutere il terrore
si senta al sicuro,
al riparo dal confronto
con ciò che non comprende.
Sempre che,
il potere spirituale in voga
non decida di chiamare la stregoneria
un miracolo,
attribuendolo non ad una strega
ma ad un santo.
Sono brutte.
Hanno un grande naso aquilino
il viso ricoperto da orripilanti nei,
indossano lunghi cappelli a punta
e cavalcano vecchi bastoni
per recarsi al loro sabba.
Salutano la Dea Diana,
protettrice dei poveri,
degli oppressi e dei perseguitati,
con un delicato osculum infame.
Le streghe hanno smesso di esistere
quando noi abbiamo smesso di bruciarle.