x agiva in incognito, voleva lasciare il segno
non con le parole ma con termini noti
tentando di rivelare a sé stessa e a y, il suo reale valore.
Ma x abitava nel mondo della teoria
e la sua funzione non gli era poi tanto chiara
immaginava di essere diversa, più limpida, più diretta,
anche lei un termine noto, mentre invece
una dipendenza funzionale continuava ad allontanarla
irrimediabilmente dalla realtà concreta
della causa e dell’effetto.
y dal canto suo attraversava un periodo difficile
separandosi da z e oscillando tra imprevisti
di cui frequenza, statisticamente improbabile
suggeriva tra le ipotesi una costante,
rasentante il surreale, un esperimento voodoo
di difficile equazione.
y era di fatto enigmatico, e nonostante fosse attratto
da x, le innumerevoli variabili
rendevano indecifrabile la loro relazione.
x sapeva che qualcosa la legava a y
ma y esigeva una prova, al di là di una teoria
coerente e non contraddittoria, vera solo in quanto
indimostrabile il contrario. Voleva una certezza matematica,
a sfidare la logica, esprimendo fatti veri in N, avvalorando il teorema.
Avrebbe rifiutato qualsivoglia proposizione
basata su condizioni iniziali arbitrariamente stabilite.
x non sentiva invece il bisogno di verifiche
credeva nell’assioma, che riteneva evidente
una nozione primitiva che intuiva, accettandola
senza spiegazioni.
Esaminando tuttavia nell’insieme
gli elementi ostacolanti la risoluzione del problema
emergevano gli immancabili fattori spaziotemporali
e non sarebbe stato strano ipotizzare
che non avrebbero mai trovato
un denominatore comune.
La formula scaturita dall’analisi finale
suggeriva in conclusione che se x
fosse stata diversa da y, si sarebbero scoperti, se e solo se
le moltiplicate variabili avessero cessato
di addizionarsi all’impietosa costante, e la distanza
non gli avesse più sottratti l’uno all’altro dividendoli.
Ma x abitava nel mondo della teoria
e la sua funzione non gli era poi tanto chiara
e con ottimismo volle pensare che se invece
fosse stata uguale a y, lui su di lei
sarebbe stato perfetto, l’uno sull’altro,
sarebbero stati 1.
x e y sono legati da una funzione
hanno un appuntamento indefinito ed il calcolo
delle probabilità secondo un concetto lineare
senza acrobazie, sofisticazioni, salti logici o spaziotemporali,
propone avvenga il giorno 30 dell’unico mese
che alle volte, perde una luna piena.
[Featured painting: by Maurits Cornelis Escher]
L’appuntamento di x e y
2 thoughts
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wordinprogress
October 29, 2014attenzione che allontanandosi dal mondo della teoria x potrebbe rallentare il normale flusso e riflusso delle costanti rotazioni della materia provocando un allungamento delle alterne varioni di luce e non è da escludere dunque del generarsi di uno spaccato della crosta proprio tra il secondo e il terzo mese dell’anno causando così casualmente (eheheh) una spontanea caduta di y esattamente all’alba di un nuovo giorno
aurorakastanias
October 31, 2014sono ammirata dalla fantasia del tuo apprezzatissimo commento! ancora sorrido! 🙂