Chiari, scuri, accesi, spenti,
ignari pozzi profondi
imprigionanti universi,
sotto piccoli archi pelosi
nutrono linfa a plotoni
di sottili steli, incontrantisi
ad ogni meccanico battito.
Orgogliosi pensano di vedere
e millantano di offrire,
alla ragione la realtà,
mentre la coscienza
indaga dubbiosa
un intuito che giura altro,
consapevole della sua limitatezza
proponendo scenari diversi,
tutti possibili quanto straordinari,
ad una mente indottrinata a credere
che chiari, scuri, accesi, spenti,
vedano tutto ciò che vi è da vedere.
Si spinge tuttavia più in là
l’istinto primordiale
che suggerisce un’Unità:
un unico Tutto
coscienza quantistica
creante la materia
e non viceversa.
Distinto valore assumono
le parole della sacra propaganda
affermanti come eterno eco
“beati coloro che credono senza vedere”.
La percezione persiste instancabilmente,
non cerca addetti né atti di fede,
ma prende per l’anima
ed esige l’ascolto:
“Non ti accorgi forse di non vivere nell’Universo
ma di essere parte integrante di esso?”
domanda con retorica
ad una mente millenaria ormai confusa.
Ad ogni vibrazione
evolve l’entusiasmo e la molecola.
Conosce la sua nature lei
consapevole di essere multiforme e mutevole,
eterna e libera,
parte integrante dell’Universo,
coscienza quantistica
al di là dello Spazio e del Tempo
scaturiti dall’esplosione che gli diede vita,
invertendo l’espansione
e andanti verso l’implosione.
Destinazione: collasso.
La gravità risucchiante il Tutto
fuorché la coscienza
poiché anch’essa è coscienza.
Perseverante dispone
di immaginazione sufficiente
per reinventarsi, Ancora.